SHOAH
SHOAH
Il
Novecento è stato un secolo inquieto, particolarmente vivace sotto l'aspetto
artistico e culturale, un secolo che ha visto l'uomo incrementare
esponenzialmente le proprie conoscenze scientifiche e il proprio potere
tecnologico. "Il secolo breve", è stato definito in un fortunato
saggio il Novecento, e però il secolo dei grandi numeri, che ha coltivato
rivoluzionarie idee di avanguardia, concependo audaci utopie e nuovi progetti
di società, ma anche il secolo delle dittature e della violenza pianificata, praticata
freddamente, razionalmente, su larga scala. A fare le spese di tanta ferocia
scientificamente organizzata è stato il popolo ebreo, perseguitato dal potere e
dall'ideologia nazista. Un popolo, quello ebreo, per tradizione e cultura,
cosmopolita, perseguitato e braccato in tutta Europa in nome dell'ascesa di una
razza pura, superiore, in vista dell'avvento di una società perfetta, emendata
finalmente dal male e dall'imperfezione. Si calcola che sei milioni di ebrei,
circa settant'anni fa, al tempo della seconda guerra mondiale, siano stati
massacrati della lucida follia nazista, rinchiusi e uccisi nei campi di
sterminio tedeschi, voluti dal Führer Adolf Hitler, con la complicità dei propri
alleati, italiani compresi. Nomi come Auschwitz, Dachau, Birkenau, Buchenwald e
Mauthausen sono ancora tristemente vivi nella nostra memoria, luoghi di
burocratica e spietata oppressione e di dolore e sofferenze inaudite, ma umane,
troppo umane. Sofferenze, umiliazioni e orrori documentati in splendide
testimonianze letterarie, artistiche e cinematografiche, di grande risonanza
emotiva. Dolorose esperienze che tuttora rivivono, nell'intatta forza
espressiva dei capolavori, in opere di grande valore, da “Se questo è un uomo”
di Primo Levi al “Diario di Anna Frank”, da Necropoli di Boris Pahor alla
narrativa di Giorgio Bassani. E, ancora, ne La lista di Schindler, il celebre
film di Steven Spielberg o ne La vita è bella di Benigni e in canzoni come
Auschwitz del cantautore modenese Francesco Guccini. Testimonianze che però
rischiano di sbiadire, di fronte all'usura del tempo e all'accavallarsi
frenetico dell'attualità. Soprattutto i ragazzi più giovani, stretti nella
morsa del consumismo televisivo e nello stordimento in molti indotto dai nuovi
media, rischiano di perdere la memoria di accadimenti così gravi e decisivi per
una seria e profonda riflessione sulla condizione e sulla natura umana. Mentre
è solo tenendo vivo il ricordo, che gli uomini contemporanei possono vigilare e
cercare di evitare che quanto è accaduto in passato possa ripetersi, magari in
altre parti del mondo e con nuovi perseguitati. Ha scritto Francesca Sanvitale:
"Il tempo va via in fretta, cambiano gli uomini, ma in ogni azione
costruttiva del presente e del futuro non può mancare mai la memoria del passato".
Proprio per questo è stata istituita la "Giornata della memoria" che
ricorre tutti gli anni il 27 gennaio, un'occasione per ricordare l'olocausto,
la "banalità del male", quanto possa essere crudele l'uomo, anche
animato di buone intenzioni, verso il proprio simile, quante persone innocenti
possano cadere vittime della violenza ideologica, del razzismo, della
discriminazione e del pregiudizio. Quante vite, nella loro freschezza,
vivacità, creatività, proprio nel mezzo dei loro progetti esistenziali, delle
speranze e dei desideri che animano ciascuno di noi, possano essere spezzate
dalla stupidità umana. Una giornata perché non cada il silenzio e l'oblio su
pagine di storia in cui la crudeltà irrompe improvvisamente nella vita
quotidiana delle persone comuni. In questo senso, disse lo scrittore americano
Bernard Malamud, "tutti gli uomini comuni sono ebrei". Gli ebrei,
dunque, possono essere oggi considerati come l'emblema di tutti gli esseri
umani perseguitati ingiustamente o forse, ancora più semplicemente, di tutti
gli uomini che lottano quotidianamente per la sopravvivenza in una società che
assume sempre più spesso i contorni inquietanti dell'indifferenza spietata e
disumana verso i diversi, i più deboli e i meno fortunati. Il Video “Sorrisi nel Vento” che abbiamo realizzato e inviato al Concorso
“Io non dimentico”, vincendo il Primo Premio, ha lo scopo di non far
dimenticare gli orrori commessi da Hitler nella Seconda guerra mondiale nei
confronti della popolazione ebraica. La giornata del ricordo, il 27 gennaio,
ritorna come un appuntamento educativo che offre ai ragazzi l’opportunità di
riflettere sulla tragedia della Shoah e suscita una forte carica emotiva nella
formazione di una coscienza civile a difesa dei diritti dell’uomo.
Sindaco Junior
e Consiglio
Comunale delle Ragazze e dei Ragazzi
Solopaca.
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